Giovedì, 21 Maggio 2015 13:39

Essenze profumate: origine e storia

L'articolo di oggi vuole proporvi un po' di storia riferita ai profumi o, per la precisione, alle essenze profumate. Vogliamo ricordare però una cosa: non bisogna confondere le essenze con gli oli essenziali. L'essenza costituisce l'insieme dei vari costituenti chimici presenti negli organuli della pianta, nei suoi organi di sintesi, di raccolta e di secrezione. Mentre l'olio essenziale definisce lo stesso gruppo di sostanze una volta estratte dalla pianta ed è ottenuto con alcune tecniche specifiche come la distillazione, la spremitura e così via. Chiunque, più o meno, ha avuto a che fare con questi particolari profumi, a volte artificiali e a volte naturali a seconda dei produttori. Basti pensare ad una visita ai centri commerciali, quando improvvisamente il nostro olfatto capta qualcosa di particolare, dolce, fruttato, magari un po' speziato e ci si ritrova ad ammirare candele variopinte dai mille profumi, oppure diffusori emananti fragranze che ci riportano alla mente campi fioriti, alberi da frutto, cesti di fragole e così via. Ma da dove arrivano questi profumi? La loro storia è antica, si perde addirittura nella notte dei tempi. Apparentemente, il luogo di "nascita" delle essenze profumate si pensa sia l'Oriente. All'inizio venivano utilizzate puramente per scopi e riti religiosi. I profumi, le essenze, venivano bruciate in onore degli dei. Il loro compito era quello di elevare il corpo e lo spirito dei fedeli. Queste essenze, bruciando, producevano del fumo che si levava verso il cielo e proprio dalla parola "fumo" l'origine della parola profumo: dal latino per fumum che significa "attraverso il fumo". Grazie a questi fumi dall'odore particolare, i fedeli potevano attirare le grazie degli dei in modo da tener lontane malattie ed epidemie. Solo più avanti l'utilizzo delle essenze e dei profumi divenne, per così dire, profano: gli uomini si cospargevano il corpo di unguenti profumati e nell'antica Grecia, addirittura, mito e culto della bellezza trovarono nel profumo la perfetta sintesi. 

 

Le essenze

 

L’importanza attribuita agli effluvi è inoltre confermata dal famoso “Trattato degli odori” di Teofrasto, testo base della profumeria antica. Dopo l’iniziale diffidenza, nei confronti delle “mollezze” orientali, con l’età imperiale il profumo trionfò in tutte le sue forme anche a Roma. Come racconta Petronio nel Satyricon, i banchetti divennero vere e proprie “orge olfattive”. Con la decadenza dell’impero e la nuova morale imposta dal cristianesimo però, l’arte del profumo cadde rapidamente nell’oblio. La tappa successiva fu la scoperta, da parte degli arabi, della distillazione. Fu decisivo anche il ruolo degli stessi nella qualificazione profilattica e terapeutica degli aromi, che divennero le armi principali contro la corruzione dell’aria e del corpo. Da questo momento, in ogni epoca, la storia del profumo si sposa con quella dell’umanità divenendo specchio di una società in cambiamento. Il profumo infatti informa sul suo senso di commercio, di medicina, di sacralità e di sensualità. Il profumo diventa così, a seconda dei periodi, moneta di scambio, pozione magica…, ecc. Nel Medioevo, per esempio, il bagno ed il lavarsi in generale viene abbandonato e si fa un uso smodato di profumi per rimediare la mancanza di igiene; nascono così le prime acque profumate, utilizzate principalmente dall’aristocrazia. Le essenze diventano inoltre strumenti, sia di protezione per le epidemie sia di piacere. Il Rinascimento invece, propone una nuova visione del mondo; è l’età dell’oro dei profumi. Grazie alle numerose esplorazioni, giungono dall’India e dall’America nuove spezie e materie prime che in Epoca Classica inebrieranno l’Europa gradevoli aromi.

 

Le essenze nell'antichità

 

 

Le essenze nell'antico Egitto

La prima vera testimonianza dell'utilizzo di profumi ed essenze profumate ci arriva dall'Egitto. Qui il profumo è sempre presente nei templi e nei rituali religiosi: purifica il corpo e la mente della persona in vita ed è parte integrante del rito dell'imbalsamazione dei defunti. Per gli egizi i profumi sono soprattutto l'emanazione del "sudore divino", ciò che unisce il popolo alle divinità. Al significato magico-sacrale se ne somma poi uno più profano, legato all'arte del sedurre. Le donne egizie si spalmavano sul corpo balsami e oli profumati, distribuivano sui capelli pomate aromatiche. La regina Cleopatra esaltava il proprio fascino e la propria bellezza con unguenti e oli profumati. Fu lei ad accogliere Marco Antonio, al loro primo incontro d'amore, in una stanza cosparsa di petali di rosa dove bruciavano incensi ed erbe aromatiche. Il profumo più utilizzato dai faraoni e dalle loro consorti è il Kyphi, un composto formato anche da più di cinquanta essenze. Plutarco scrisse che il Kyphi aveva il potere di «favorire il sonno, aiutare a fare dei bei sogni, rilassare, spazzare via le preoccupazioni quotidiane, dare un senso di pace». Tra i numerosi ingredienti utilizzati in questa antica fragranza, erano presenti il pistacchio, la menta, la cannella, il ginepro, l'incenso e la mirra. L'incenso (Boswellia sacra) e la mirra (che si ricava dalla Commiphora burseraceae) erano le due resine più note nell'antichità. Accanto al valore religioso e sociale, i profumi nell'antico Egitto assunsero anche un rilievo diplomatico: le essenze profumate erano molto preziose e i faraoni ne facevano dono ai sovrani alleati. Più tardi i profumi entrarono nell'uso quotidiano anche di nobili, funzionari e cortigiani. Fu così che gli schiavi ebrei vennero a conoscenza di alcune formule, dedicandosi, una volta liberi, alla produzione e al commercio di questi prodotti aromatici. Tuttavia, presso il popolo ebraico l'utilizzo delle essenze profumate era già diffuso. Anzi, nella mistica ebraica l'odorato è descritto come l'unico senso che dà piacere all'anima, mentre tutti gli altri sensi danno il piacere al corpo: quindi il profumo avvicina a Dio, ma è anche segno di onore e di riconoscenza.

 

Le essenze nell'antico Egitto

 

Le essenze nel mondo greco


Già nel mondo greco l’uso di queste essenze era molto comune e la loro natura accendeva la fantasia popolare generando leggende e miti: lo storico Erodoto elenca l’incenso, la mirra, il cinnamomo ed il ladano ed afferma che l’incenso è protetto da serpenti alati, il cinnamomo si raccoglie in nidi inaccessibili, che bisogna strappare al cielo ed il ladano, così profumato, si deve estrarre dalla barba fetida dei montoni. E’ chiaro nella descrizione di Erodoto che le piante del culto e della seduzione non possono essere coltivate. Secondo il naturalista Plinio, anche se il profumo aveva larga diffusione, l’albero dell’incenso restava ancora sconosciuto e leggendario, nonostante che le armate romane fossero, a quel tempo, in gran misura penetrate in Arabia. Ma vediamo nel dettaglio queste essenze:


Cinnamomo
Tale nome deriva da un termine greco di origine orientale, KINNAMONOM. Il cinnamomo si ricava dalla corteccia di alberi del genere Cinnamomum; e la qualità più pregiata si ottiene dal Cinnamonum zeylanicum, albero originario dallo Sri Lanka e coltivato in Asia sud-orientale, Antille Guyana e Brasile. Noi conosciamo il cinnamomo con il suo nome più comune, cannella (tra i vari tipi: cannella regina, cannella cassia, cannella comune), dal gradevole odore e buon sapore ed inoltre largamente utilizzata in campo alimentare e farmaceutico.

Incenso
Il nome deriva dalla parola sudarabica IBNY, che sembra indicare qualcosa di bianco; si riferisce ad un lattice che si estrae due volte l’anno, tramite un’incisione sul tronco dell’albero omonimo. Era considerato una spezia di un certo pregio, tanto che una libbra del miglior incenso valeva, a Roma, 6 denari pari a 62 grammi d’argento. Era impiegato in profumeria e medicina per preparare balsami o fumigazioni; veniva inoltre bruciato durante le cerimonie rituali ed i funerali, come ancora oggi si usa nelle nostre chiese.

Ladano (o Labdano)
Il termine greco ladanon indicava una resina oleosa ricavata dalle foglie di vari tipi di alberi, che crescono lungo il bacino del Mediterraneo. Per mezzo di tale resina si ottengono olii essenziali, con eccellenti proprietà fissatrici, ampiamente impiegati in profumeria ed in farmacia.

Mirra
Il nome di questa sostanza deriva dalla parola MURR, che in semitico vuol dire “amaro”. E’ una resina aromatica giallastra, prodotta da un albero. Era usata in profumeria ed in medicina, il suo odore provocava effetti euforici fino all’estasi. In stato liquido era utilizzata nella toilette e nei cosmetici. A Roma la mirra valeva otto volte più del prezioso incenso, il suo prezzo giungeva fino a 50 denari la libbra, pari al costo di 520 grammi d’argento.

 

Essenze nel passato

 

Le essenze e personaggi storici


Sappiamo dallo storico Plutarco (vissuto tra la metà del I e il primo quarto del II secolo d.C.) che quando Alessandro Magno, durante la sua conquista dell’Oriente, dopo una terribile battaglia, conquistò Gaza (terminale sul Mediterraneo della via degli incensi), fu assalito dai ricordi : “mandò al suo precettore Leonida 500 talenti d’incenso (duemila seicento chili), ricordandosi l’augurio che gli aveva rivolto quando era bambino. Sembra, infatti, che Leonida, vedendo un giorno Alessandro, durante un sacrificio, prendere a piene mani l’incenso per farlo bruciare, gli avesse detto: «Alessandro, quando avrai conquistato il Paese dell’incenso, tu potrai spanderne in grande quantità, ma, ora, serviti di quello che possiedi con parsimonia». Ecco il motivo per cui Alessandro gli scrisse :«Ti mando incenso e mirra in grande quantità perché tu smetta di essere avaro verso gli Dei»”. Nella Roma di età imperiale veniva fatto un consumo sfrenato dell’incenso durante le numerose cerimonie pubbliche in onore delle divinità, degli imperatori e dei membri della casa imperiale, ma in particolare ci stupisce la notizia riportata dal naturalista Plinio il Vecchio (scrittore vissuto nel I secolo d.C.) secondo cui Nerone, ai funerali di Poppea, (la seconda moglie, sposata dopo aver eliminato la prima moglie Ottavia, appena ventenne), fece bruciare una quantità di incenso superiore alla produzione di un intero anno in Arabia.

 

Il mito di Mirra


Mirra fu una giovane donna, figlia del re di Cipro di origine fenicia, che si innamorò del padre. Riuscì a giacere con lui con un inganno e quando il re scoprì con orrore l’identità della sua amante, la inseguì cercando di ucciderla. Mirra fuggì per palmeti, lungo le rive d’Arabia fino al paese di Saba (localizzabile nell’attuale Yemen), dove gli Dei, che ebbero pietà del suo dolore, la trasformarono nell’albero della mirra, una resina profumatissima. Secondo un altro mito la scorza dell’albero si spezzò per far nascere Adone, il dio dei profumi, l’amante di Venere.

 

Il mito di Mirra

 

 

Questo conclude il nostro viaggio nel tempo alla scoperta delle essenze profumate. Ovviamente vi ricordiamo di dare un'occhiata anche al nostro negozio online, nell'apposita sezione delle essenze profumate e degli incensi! Detto questo... alla prossima!

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